279) Storia di Michela

Cara Veronica,

 

mi chiamo Michela ho quaranta anni e due figli di 15 e 18 . Sono malata di endometriosi da almeno 5 anni e la mia storia somiglia a quella di tante altre donne:tanti dolori, cicli dolorosi, visite inutili, parole inutili, dottori inutili.

 

Fino a quando un anno fa incontro un giovane ginecologo che capisce subito al volo e non mi fa nemmeno finire di parlare; nel giro di un mese mi opera in laparoscopia per asportare una cisti di 5 cm dall’ovaia sinistra e poi comincio la solita terapia menopausa indotta pillola in continuo e da poco pillola con intervallo ciclico.

 

Santa pazienza ma ci voleva tanto! Il mio intervento è andato bene ma mentre ero ricoverata in ospedale una mia cara amica moriva in un altro ospedale di tumore al pancreas, lasciando il suo adorato figlio (compagno di scuola del mio). Quindi vedevo tutti i giorni il terrore negli occhi dei miei figli, la paura, lo smarrimento e io non ho avuto tempo e nemmeno  voglia di pensare a me.

 

Come stò? Bene anzi benino ma che importa, sono ancora qui ed è questa l’unica cosa importante. Come una leonessa combatto e cerco di proteggere i miei cuccioli, beh a dire il vero non sono più cuccioli ma la mamma è sempre la mamma!

 

So  che siete ancora molto giovani e forse vi sembrerò una vecchia zia , ma vorrei che trovaste la forza di combattere  perchè l’endometriosi è una bella noia ma non dovete permettergli di rovinarvi la vita e poi anche se vi sembra impossibile c’è di peggio.

 

Ci sono sempre persone che soffrono più di noi e basta guardare nei vari reparti degli ospedali che frequentiamo .

 

Non è vero che siamo il sesso debole, noi siamo quelle forti, quelle  che vanno sempre avanti, quelle che si asciugano le lacrime e camminano; ma ve lo immaginate se l’endometriosi fosse una malattia maschile? Ahia allora si che sarebbe una tragedia!

 

E vorrei dire a te Veronica, ho letto il tuo libro bello commovente tutto ok ma non capisco la tua paura dell’adozione scusami se te lo scrivo ma è l’unica cosa che mi ha lasciata perplessa. Non voglio assolutamente convincerti ma non capisco cosa scatta in una persona che conosce la sofferenza e che sembra così sensibile, ma questi non sono fatti miei  e tu sei libera di fare tutti i tentativi che riterrai utili.

 

Ti auguro di riuscire presto.
Michela
Carissima, da sempre sostengo che tutto dipende “dai punti di vista” e che se si cambia prospettiva anche il nostro dolore diventa più sopportabile. Certo non è facile per tante di noi, perchè questo è un concetto espresso da una come me, che non ha mai provato dolore fisico a causa dell’endometriosi. Non posso sapere cosa voglia dire in realtà vivere, nei casi più gravi, le giornate a letto, con una vita sociale annullata, senza prospettive di un futuro decente. E’ per queste donne che faccio quel che faccio.
Ma è molto bello leggere la tua reazione davanti alla tua endometriosi. Se l’endometriosi fosse maschile avremmo già una cura. Ne sono certa.
Per quanto riguarda l’adozione, non so cosa dirti Michela. Tu sei rimasta ferma a quel “negativo” ma la mia vita è andata avanti e come hai detto tu, ho reagito come una leonessa, accettando. Semplicemente.
Non sono qui a struggermi ogni giorno per non aver potuto avere figli. E dopo l’ultimo intervento in cui in un certo senso ho capito che stimolazione ormonale e endometriosi, nel mio caso, non andavano a braccetto insieme, sono stata quasi sollevata nel capire che non era il caso di tentare ancora.
Mi sono concentrata subito in altre cose, per non soffrire, per non far soffrire chi mi sta vicino. L’adozione è un qualcosa che devi sentire dentro, non è una strada alternativa per ottenere a tutti i costi i tuoi sogni. Nell’adozione al centro di ogni gioco c’è un bambino, non il nostro egoismo da soddisfare. Non me la sono sentita. Non ce la siamo sentiti. Semplicemente. Non so spiegarti meglio questo concetto.
Grazie per averci mandato la tua testimonianza, che come tutte, fanno riflettere.
Vero