466) Storia di Simona di Roma

Ciao Veronica

Mi chiamo Simona e vivo a Roma, ho visitato il tuo blog e letto molte delle storie di donne che vivono il mio stesso tormento.

Poche righe per manifestare il mio appoggio, non voglio raccontare la mia storia di dolore fisico, ma solo il dolore morale. Io ho una sorella gemella di nome Marzia, entrambe abbiamo lo stesso male che da più di 10 anni non ci lascia vivere. Siamo state sempre legate da una forte intesa, la vita ci ha donato innumerevoli emozioni amplificate per due, ma come ci ha donato il bene ci ha donato anche il male. Soffriamo entrambe di endometriosi. Qualcuna sostiene di convivere con un mostro che divora la nostra vita, bhe direi che è così, il mostro che tormenta la nostra esistenza.

Dieci anni fa abbiamo cominciato a manifestare le caratteristiche della malattia, anno dopo anno ci ha portate alla quasi alla paralisi, allettate per giorni e giorni e vedere la nostra vita andare in pezzi. Non potevamo fare più le cose che ogni ragazza fa a quella età, abbiamo dovuto lasciare anche lo sport, ci impediva di poterci impegnare a pieno. Abbiamo sempre fatto sport dall’età di tre anni, ma ad un certo punto abbiamo dovuto smettere causa la nostra condizione fisica, rinunciare ancora una volta, privarci di una cosa semplice come la passione per la pallavolo.

La cosa più sconvolgente non è essere affette da una malattia, ma di non aver mai saputo fino a circa 5 anni fa, il perché di quello stare male!!!!! quale fosse la causa del non poter vivere una vita normale. Ne abbiamo passate molte, il nostro dolore ci ha unito ma quello che non poteva distruggerci ci rendeva più forti.

Questo è un messaggio di speranza, la malattia ha procurato danni permanenti ma noi non ci siamo arrese, abbiamo incontrato persone che ci hanno aiutato, dottori che hanno migliorato la nostra qualità di vita, la strada è dura ma possibile. Il dolore più forte da affrontare è vedere soffrire i nostri cari, due figlie allettate, operate molte volte, vederle lottare per non sprofondare.

Questo è un ricordo vivido, ma noi dobbiamo essere più coraggiose, oggi la mia sorellina è mamma di un bellissimo bimbo, avuto lottando contro ogni probabilità di riuscita. Io sto ancora lottando, spero a breve di poter seguire l’iter per la f.i.v.e.t., sperando ad un altro miracolo.

Care amiche, parlo a voi che credete che la vostra vita e la vostra condizione sia ingiusta. Andate avanti, non possiamo eliminarla ma possiamo sconfiggerla, quello che non ci uccide ci deve rendere più forti.

Un appello a tutti i datori di lavoro che non comprendono l’estremo disagio, questa è una Malattia non è una Scusa.  

 Ciao

Simona

 

Ciao Simona, l’oggetto della tua mail l’hai intitolata: “parole di coraggio”.
E come è strano che proprio chi è stato colpito in modo grave da questa malattia, alla fine faccia coraggio alle altre.
Di questo aspetto del nostro essere donna, vado fiera.
Sono tante le ragazze gemelle che purtroppo dividono e condividono l’endometriosi. Unite nel dolore e nella sofferenza e anche per questo, sempre più unite.
Ti mando un abbraccio grande, doppio … anzi triplo … con l’augurio che possa diventare presto quadruplo. Non mollare e non perdere la speranza.
Vero

Un pensiero su “466) Storia di Simona di Roma”

  1. Ciao Simona,
    mi ha molto colpito leggere la tua storia…da quando ho scoperto di avere l’endometriosi per me l’incubo peggiore era che potesse avercela anche mia sorella. Poche settimane fa sono riuscita a convincerla a farsi visitare per escludere quest’ipotesi e sapere che lei non ne è affetta è stato il regalo più grande che mi potessero fare. Io la prendo abbastanza con filosofia e so che le terrò testa ma psicologicamente sapere che si era presa entrambe mi avrebbe buttato davvero giù. Voi due siete state forti per due, dovendo lottare il doppio delle volte!!! A volte è più facile superare il proprio male e trovare la strada giusta per affrontarlo piuttosto che sapere che le persone che amiamo stanno male.
    In bocca al lupo per la f.i.v.e.t. e un bacio al tuo nipotino 😉
    Noemi

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