509) Storia di Rita

Ciao Veronica, lieta di averti conosciuta poco fa, in seno ad alcune ricerche utili ad un mio articolo, sono giornalista. Mi sono imbattuta nella presentazione del tuo libro, che ordinerò mediante la mia libreria di fiducia.
Mi chiamo Rita, sono giornalista . Ho sofferto tanto negli ultimi anni di endometriosi. Ti scrivo, perché rispondo al tuo invito inserito nel tuo blog, di raccontare la propria storia. E io spero di regalartene una, la mia esperienza sull’endometriosi, positiva e dolorosissima tanto fisicamente quanto moralmente. Ma che mi ha confermato come non dobbiamo mai dimenticare che Dio può tutto.
Ho scoperto per caso alcuni anni fa, la presenza di una cisti all’ovaio sinistro di origine endometriosica, una più piccola in quello destro e fibromi vari all’utero. Questo è stato l’inizio. Al quale finalmente sono stati ricondotti i dolori lancinanti che sin da bambina mi affliggevano, nelle fasi di sviluppo e durante il ciclo mestruale. A poco a poco, anche e soprattutto le ovulazioni sono diventate dolorose e negli ultimi anni invalidanti. Ho atteso per operarmi, avevo superato un divorzio dall’uomo che ho amato più degli occhi miei e non ero nelle condizioni psicologiche per affrontare nulla. Intanto dalle ulteriori e successivi visite ginecologiche si capiva che il problema non era più la cisti, ma che la malattia stava lavorando dentro di me. Ma alla fine, il mio carattere “tosto” ha avuto la meglio e anche la mia indefessa razionalità. Un caro amico chirurgo medico con la “M” maiuscola, mi ha informata della presenza, nella sede della Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù, in provincia di Palermo, ogni ultima settimana del mese, di un giovane ginecologo napoletano, del Cancer Center di Oxford, il prof. R.T.. “Affidati a lui, è molto bravo e tanto umano, grande esperto di chirurgia mini-invasiva, ti troverai bene”: mi ha detto il mio amico. Detto fatto, nel novembre del 2009, il dottore mi ha visitata, ha fatto il punto, cisti nell’ovaio sinistro, ormai di dodici centimetri, l’altra nell’ovaio destro anch’essa in crescita e, trovato il massimo punto di dolore, un nodulo endometriosico sul peritoneo…e tanti fibromi nell’utero. Ma era il dolore ingestibile pure con i farmaci, quello che mi sconfiggeva. Quindi si fissa la data dell’operazione in laparoscopia. Il 23 febbraio del 2010, il dottore T. con la magica equipe di ginecologia del San Raffaele Giglio di Cefalù, ha effettuato l’intervento della durata di cinque ore e mezza. Ben riuscito. Ma, la sera prima, parlando anche con altri medici, avevo appreso che una gravidanza sarebbe stata quasi impossibile. Avevo instaurato da pochi mesi un rapporto con un uomo del quale apprezzavo soprattutto la dolcezza, era paterno e io avevo bisogno di affetto. Ma ad una gravidanza non pensavo affatto, intanto mi premeva cercare di risolvere la sofferenza causata dall’endometriosi. Il rapporto con l’uomo che chiamerò con un nome a caso: “Giuda”, procedeva, lui è separato, e diceva di avere problemi con il figlio maggiore che voleva preservare dalla notizia che il padre avesse una storia, e per questo le nostre frequentazioni, proseguivano, ma dal mese di settembre scorso erano diminuite: il ragazzo era pure andato a vivere con lui. Il 4 gennaio 2011, ero all’apice, ho capito che da poco doveva essere accaduto qualcos’altro che ostacolava il nostro rapporto, l’ho raggiunto e ho chiesto la verità. Lui non me l’ha resa ed è andato su tutte le furie e abbiamo litigato. Ha parlato di una pausa, perché io “rompevo” con le mie richieste di spiegazioni. Schifezze terrene.
Poi il miracolo: il ritardo mestruale, la paura che l’endometriosi si stesse ripresentando. La visita con il mio dottore era fissata e avrei saputo se i dolorini fossero il sintomo di qualche altra cisti o chissà. Ma io intanto, ero come stordita, avvertivo un’ inspiegabile voglia di essere allegra. Sul mio viso era disegnato un costante sorriso direi quasi da “ebete”, nulla mi scalfiva. Avevo voglia di giocare e di vestirmi di rosa. Poi però mi sono decisa, e quasi per tagliare la testa al toro, prima di presentarmi a lui, ho acquistato il test di gravidanza, e mi sono detta: “Tanto stanno arrivando”, eventualmente lo regalo a un’amica. Alle 5 del mattino, quando sapevo che l’uomo che amavo si alzava per recarsi a correre (mi dicevo lo faccio ora, così c’è un filo che ci unisce, lui si sveglia, e se non sto male ma è invece la Madonna che ha scelto il mio grembo devastato per una nuova creatura, lo sapremo mentre il tuo papà, piccolo mio, si sta alzando) mi sono chiusa in bagno e ho effettuato il test. La risposta è stata immediata: test positivo.
A te e alle altre donne che condividono l’esperienza dell’endometriosi basti sapere questo, che i miracoli accadono e sono tali perché non li cerchiamo.
Le successive sono state settimane di dolore psicologico e delusioni umane. Mi sono sentita accusare, da Giuda, che avevo tradito la sua fiducia (frase da telefilm), ma il mio dolore verteva sulla sempre maggiore conoscenza della stupidità umana, di quanto lui e tanti altri, ignorano il dolore di una donna come me, che lavora sodo e non ha mai pensato: che se non avrò un figlio non varrò niente, ma che intanto sa, che al novantanove per cento, non avrà mai un figlio e che non potrà spiegargli quanto sia bella la vita, insegnargli l’amore per Dio e a toccare gli alberi e ad osservare il cielo. Che intanto sa, che sarà come una pianta, anche bella ma che non produce fiori. Mi ha colpita la tua frase: “Immagino il viso di mio figlio e non potrò mai toccarlo”. Io avevo subito realizzato che il mio bambino era un miracolo e lo immaginavo il suo viso, e le sue manine e quando ho sentito il suo battito cardiaco, alle prime settimane, ho capito che niente sarebbe stato più come prima. Mi si sono presentate minacce di aborto la mattina di un terribile sabato piovoso, Giuda, informato che stavo male, con un sms, ha risposto: “Mi spiace per Te. Ma tu hai tradito la mia fiducia”. Inutile parlare con esseri tanto insensibili e stupidi. Gli ho detto che non erano semplici malesseri e che c’era sangue. Non ha neanche tentato di darmi aiuto o di sincerarsi sul mio stato, sapeva che dovevo fare tanta strada da sola. Io ho percorso centocinquanta chilometri per raggiungere un ospedale vicino casa dei miei genitori. Sono stata immobile per settimane. Ho saputo che Giuda ovviamente, aveva un’altra, che nel contempo si era lasciata con il marito, e ora lei convinta di essere l’unica per lui, ovviamente: batteva cassa. Ripeto queste sono solo bassezze umane.
Mi sono abbandonata a Dio, Lui sarebbe stato il padre del mio bambino. Ho fatto tutto quanto era nelle mie possibilità umane. Ma alle quattro del mattino a quasi due mesi il mio bimbo se n’è andato. Sono stupidaggini quelle di chi asserisce, che nelle prime settimane il bimbo non è un essere umano. Io non sono una impressionabile, ma ho sentito il battito del suo cuore in maniera decrescente, e infine ho sentito passare la sua presenza, come un soffio, dal mio seno destro e poi come se uscisse dalla spalla. Ho detto: “Mi ha lasciata”. Il giorno seguente ho perso la camera gestazionale, me la sono trovata, come una gatta, fuori dalle grandi labbra, tra le mani, le doglie sono aumentate e sono stata ricoverata d’urgenza, si è sperato che tutto si ristabilisse naturalmente. Ma il giorno successivo da quel che ho capito io, l’endometrio si presentava di dimensioni rilevanti, c’era ancora tanta materia dentro e si temeva l’infezione, ho dovuto comunque subire la famosa revisione. La gravidanza non l’avevo minimamente cercata, l’ho protetta come un dono del Signore, ma non ce l’ho fatta. Il mio dottore, con gli occhi lucidi da scienziato dolce e umano, mi ha detto: “Signora deve comunque essere felice, perché intanto la gravidanza è accaduta. Ricordi: non perda mai la speranza”.
Riferisco a te e alle compagne di endometriosi le parole del mio dottore. Un caro abbraccio e, leggerò il tuo libro.

Sai cosa mi ha colpito Rita della tua storia? Che nell’oggetto della mail tu mi abbia scritto “testimonianza positiva sull’endometriosi”.
E mentre ti leggevo pensavo, “ma come?” … ha scritto positiva …
Ed è qui la tua forza, considerare positiva un’esperienza che ti dà dolore, che ti avrà sicuramente segnata per sempre, che ti ha tolto tanto.
Io sono d’accordo con il tuo dottore. Mai smettere di sperare, se è successo una volta nessuno può dire che non succederà ancora. Ti auguro piuttosto di trovare una persona leale, che sappia starti accanto senza codardia e leggerezza. Lo meriti sicuramente tanto.
Ti abbraccio cara, grazie per averci raccontato di te.
Veronica

4 pensieri su “509) Storia di Rita”

  1. Ciao Rita… la tua testimonianza, non mi ha lasciato indifferente! … e ti dirò mi ha dato un po’ di forza e fiducia in un mio difficile momento….
    Credo che l’uomo che tu hai amato, non ti meriti… per nulla… perchè non ha capito quello che eri tu…” un piccolo grande amore….” … Se n’è andato? Meglio così..non ti avrebbe dato nulla…solo dolore….!!!!!! e di questo non ne hai proprio bisogno,,,perchè per il “dolore” c’è la ns. endometriosi…che ci fa ricordare cosa vuol dire soffrire…
    Cara Ritay, il miracolo si può ripetere,….io ne sono sicura!!!! sei una tosta, sei una giornalista, e sei una donna………coraggio!!!!! un grazie anche per la tua parola “positiva” nonostante tutto…ed un grazie ancora più grande per la tua voglia di raccontare com’è la ns.vita
    grazie infinite

  2. ciao Rita, mi ha fatto piacere leggere la tua storia e soprattutto che sei anche tu siciliana, io ho dovuto rivolgermi a Padova perchè qui non sono stata capita! per quanto riguarda gli uomini sei fortunata ad averlo perso uno così, pensa il mio quando mi lamentavo per i forti dolori se ne andava di casa per non sentirmi o mi diceva di andare dai miei perchè gli davo fastidio….questo perchè mi amava tanto……….quindi lasciamo perdere, donne forti come noi meritano molto di più e a te auguro altrettanto, un grande abbraccio da MESSINA, Marilena.

  3. Ciao Angela scopro solo adesso il tuo commento. Sono certa che la forza che ho in parte penso trasmessami geneticamente, è stata forgiata dal Signore, Lui l’ha accresciuta. E’ un flusso senza fine,
    io volgo lo sguardo a Lui e mi abbandono alla Sua volontà e poi la forza mi cresce dentro. Quindi è un bene fruibile da tutti, io non ho niente di speciale. Spero che il tuo momento brutto sia trascorso o che comunque vada meglio. Abbi fede e vai avanti sempre a testa alta e con passo deciso. Un abbraccio, Rita

  4. Ciao Marilena, scopro solo ora anche il tuo commento. Grazie per la vostra solidarietà. Bisogna nutrire la capacità di forza interiore, io lo faccio attraverso la Fede. Al resto ci pensano i medici e di validi ce ne sono. Si, io ne ho conosciuto uno, e se da un lato mi affido a Dio, la cura della mia salute l’affido al dott. che ho nominato, perchè è giusto ricordare chi ci fa del bene. E di lui, parlano come ho fatto io, tutte le sue pazienti. In bocca al lupo anche a te. Coraggio a tutte noi. Un caro saluto, Rita

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