Cara Veronica (mi permetto di darti del tu),
ti scrivo per raccontarti la mia storia di donna affetta da endometriosi.
Mi chiamo Eleonora, ho 27 anni ed abito in provincia di Milano.
Premetto che sono figlia non di uno, ma di ben DUE medici e che, nonostante io sia una persona che si è sempre sottoposta a controlli “di routine”, l’endometriosi non ha risparmiato nemmeno me (sai, magari uno pensa che noi siamo dei privilegiati o cose di questo genere… Beh, sono l’esempio vivente che non è così).
Non ho mai avuto un ciclo mestruale particolarmente doloroso; mi è capitato di aver fastidio qualche volta il primo giorno, ma poi si trattava di giornate tranquillissime.
Due settimane prima della tesi di laurea, nel 2009, qualche minuto dopo essermi coricata, avverto un improvviso dolore lancinante al basso ventre; una coltellata, una scossa elettrica da milioni di volt… Non so descriverlo, ma è stato terribile.
Rimango a letto 10 MINUTI immobile, senza riuscire a gridare od a muovermi, finchè con la forza della disperazione riesco a sollevarmi ed in qualche modo a chiedere aiuto.
Mio padre mi ha iniettato DI TUTTO: dagli antidolorifici agli antiemetici, ma NULLA mi ha placato il dolore fino al mattino successivo, che mi ha comunque lasciato le gambe molto doloranti (cosa stranissima per un “semplice” dolore mestruale).
La prima cosa che si va a pensare è che sia stata una colica addominale o qualcosa del genere… Infatti, per altre vie, passa. “Chissà, magari lo stress prima della laurea” penso io.
Il ciclo seguente la cosa si ripete.
Quello dopo ancora le mestruazioni saltano proprio.
Chiamo immediatamente la ginecologa (guarda caso era il periodo giusto per rifare il pap-test) e qui arriva la diagnosi: ENDOMETRIOSI BILATERALE, con cisti su ovaio sinistro da 7 cm di diametro. “E che roba è ‘sta endometriosi!?” penso io.
Non avrei MAI immaginato che questa patologia sarebbe diventata la mia peggior nemica.
Non sto qui a raccontare tutta la trafila, ma dico solo che nel giro di un mese dalla diagnosi mi operano e risolvo completamente il problema; devo tenere costantemente sotto controllo il tutto prendendo la pillola, ma tutto sommato sto bene!
Certo, spesso mi ritrovo a far visite di ogni genere (e non sono più una sconosciuta per nessuno, nè dentro nè fuori!), ma posso dire di ritenermi molto più fortunata di chi si è dovuta sottoporre all’asportazione dell’utero, dell’intestino od addirittura del rene magari a seguito di una diagnosi avvenuta ANNI E ANNI DOPO i primi sintomi della malattia.
Avevo un fidanzato all’epoca, con cui sarei dovuta andare a convivere a gennaio del 2012.
Questo non avverrà mai, perchè a marzo di quest’anno la storia, dopo 7 anni è finita. I motivi? Tanti sicuramente, ma una grossa percentuale è dovuta alla mia probabile impossibilità di avere figli (a dire il vero, molto sinceramente, mai desiderati in modo viscerale) ed al mio netto rifiuto di sottopormi a qualsiasi trattamento di procreazione assistita in caso di infertilità.
Lui non ha mai avuto il coraggio di dirmelo chiaramente, ma per lui ero una “donna a metà” se non riuscivo a dargli dei figli e nel suo progetto di vita futura questo non era contemplato. Non è mai riuscito ad accettare la mia condizione, pur giurandomi che non gli importava dell’eventuale sterilità.
Alla fine, quello che si è rivelato essere un castello di carte, è crollato miseramente.
E’ passato quasi un anno dalla fine della storia, ma un po’ ancora ci soffro; più che altro sono piena di dubbi: come dovrò comportarmi la prossima volta, se mai capiterà, che incontrerò un’altra persona? Gli dovrò raccontare della mia condizione o gliela nasconderò? E l’onestà dove la mettiamo? E se la scoprisse da solo?
Ho deciso che molto probabilmente non dirò nulla a nessuno e che terrò assolutamente segreta questa cosa ad un eventuale futuro fidanzato. E che vada al diavolo la sincerità.
Il problema è che all’amore, tanto osannato da scrittori e poeti e che credevo di aver trovato, ormai non ci credo proprio più.
Vorrei che la mia testimonianza servisse a tutte quelle persone che magari per la patologia soffrono meno di altre, ma che si sono ritrovate, anche per sua colpa, a perdere la fiducia nel futuro ed a sentirsi considerate dagli altri, purtroppo, delle inutili “donne a metà”.
Un abbraccio.
Eleonora
Sai Eleonora, mi hai fatto venire in mente anni fa quando presentai Canto XXXV a Sorrento, tra il pubblico c’era una ragazza che per vergogna non aveva confidato a suo MARITO, e dico SUO MARITO, di avere l’endometriosi. E’ incredibile ma la vergogna è capace di fare questo.
Credo sia sacrosanto desiderare una famiglia, dei figli, ma per citare una frase ormai luogo comune, “la vita non va sempre come ce la immaginiamo” se cambiassimo rotta ogni volta che ci si presenta un ostacolo credo che di certezze e punti fermi ne avremmo ben pochi.
Non giudico il tuo ex ragazzo per la sua scelta, ma non credo che la sua decisione sia da attribuire al 100% all’endometriosi. Se così fosse, beh, sei fortunata a non averlo al tuo fianco, credimi.
Considerare l’endometriosi un valore aggiunto è forse chiedere troppo, ma non vergognarti mai di averla. Confidare una cosa così importante a persone speciali, che meritano di comprenderti e di conoscerti a fondo credo sia una bella cosa. Raccontarla ed inserirla negli argomenti quotidiani con chicchessia non dà rispetto al tuo dolore.
Ti abbraccio Eleonora, in bocca al lupo!
Vero