684) Storia di Ilary

Buongiorno Veronica,

sono Ilary, ho 34 anni e da un anno ho scoperto di soffrire di endometriosi profonda. La mia storia è simile a quella di moltissime donne, dolori lancinanti all’addome, stitichezza e le corse al pronto soccorso. I dolori si sono manifestati la prima volta a vent’anni, sono andata da molti medici compreso un gastroenterologo e tutti mi hanno risposto colon irritabile dovuto a stress. Ho dato la colpa al cibo e quindi molto ho tolto dal mio regime alimentare ma vedevo che la situazione non migliorava. Il primo attacco forte è stato nell’aprile 2013, al pronto soccorso dopo i prelievi di routine mi hanno fatto una flebo di antidolorifico (non riuscivo a stare distesa sul lettino), dopo due ore la dottoressa mi ha risposto che per lei si trattava solo di un problema intestinale e che aveva ritenuto non inviare al laboratorio le ampolle di sangue, secondo lei sarebbe stato inutile. Dimessa, a causa dei dolori sono rimasta a casa un’intera settimana, lasciavo il letto solo lo stretto necessario e non riuscivo a raggiungere posizione eretta perché qualsiasi distensione muscolare mi procurava dolori lancinanti. Successivamente ho preso appuntamento da un luminare gastroenterologo il quale mi ha confermato sindrome da colon irritabile con il consiglio di andare dal medico di famiglia per farmi prescrivere degli antidepressivi… sono arrivata al punto di pensare che stavo diventando pazza. Un anno era passato dal quel primo, definiamolo, attacco che nell’aprile del 2014 mi capita un fatto analogo, questa volta però i soliti antinfiammatori e antidolorifici non sono bastati, l’unico rimedio sembrava essere la morfina. Il medico mi ha mandato d’urgenza al pronto soccorso dove oltre alle analisi del sangue mi hanno fatto fare un’ecografia e una radiografia. Inizialmente si pensava ad un’appendicite ma qualcosa non tornava nella diagnosi. Si decise così di ricoverarmi per farmi fare ulteriori accertamenti tra cui una Tac. Dopo due giorni sentii parlare per la prima volta di “marcatori” positivi, brancolavo nel buio. I medici passavano ogni mattina e ogni mattina parlavano tra di loro, praticamente si riferivano a me con il numero del letto. Come si può immaginare il mio umore non era dei migliori. Ero semplicemente arrabbiata, volevo sapere e nessuno sapeva rispondermi. Una volta avuto l’esito della Tac, dal corridoio ho sentito un infermiere parlare con il suo collega di preparare la paziente n.., che sarai stata io, e di portarla al reparto di ginecologia per una visita. In quel momento ero proprio furibonda, i fatti miei venivano gridati fuori dalla porta della mia stanza ed io che ero la diretta interessata non ero neanche stata avvisata. Il ginecologo viste le analisi e dopo la visita mi confermò la presenza di cisti, soprattutto di una all’ovaio destro da operare nel giro di mese. Sono entrata nel panico. Una volta dimessa sono andata dal mio ginecologo il quale mi prospetta due soluzioni o assumere la pillola per tutta l’estate e vedere se magari si trattava solo di “semplici“ cisti(ancora non credeva con analisi alla mano che soffrissi di endo) oppure di rivolgermi ad un centro specializzato. Mi sono sentita sola. Dovevo arrangiarmi perché era un problema MIO. E così ho fatto. Grazie ad un’amica di mia sorella, anche lei soffre di endometriosi, mi sono rivolta al Policlinico di Abano Terme, centro specializzato nella cura di questa malattia diretta dal dott. E***. Dopo una visita ginecologica bimanuale ed esplorazione rettale, si è scoperto che oltre alla grossa ciste all’ovaio avevo un nodulo tra l’utero e l’intestino. A settembre mi sono sottoposta ad intervento in laparoscopia per la rimozione del nodulo e della ciste endometriosica ovarica. Dopo un giorno dall’intervento ero già in piedi che camminavo per i corridoi del reparto (il fastidioso gas in effetti non concedeva di poter stare a letto a lungo), i dolori post operazione erano nulla rispetto a quello che avevo passato, perché in realtà non si trattava solo di dolore fisico ma del fatto che per anni i miei sintomi sono stati liquidati come una “cosa” psicosomatica. Ero serena perché mi trovavo con persone che capivano, finalmente non ero più sola. Non sono guarita ma almeno ora i dolori sono diventati fastidi e continuo a vivere la mia vita con il sorriso sapendo che se dovessero tornare almeno ora so di cosa si tratta. Una delle prime cose che ho pensato una volta che l’ho scoperto è stata che non mi avrebbe bloccata e che avrei portato avanti comunque i miei progetti a dispetto di tutto. Ora mi tengo sotto controllo. So benissimo che la malattia è sempre lì in agguato ma non voglio che la mia vita giri attorno a questa problema.

E’ la prima volta che parlo della mia storia, dopo l’operazione, a parte mio marito e i miei genitori, è stato difficile parlarne, le persone evitavano l’argomento pensando che per me fosse angosciante o forse perché fa più paura agli altri che a me. Non è così, sfogarsi fa bene. Parlarne, confrontarsi è terapeutico. Grazie a questi blog, ai forum e associazioni che si occupano di endometriosi non siamo più sole.

Un forte abbraccio.

Ilary