Concretezza

In questa prima mattinata autunnale, una riflessione nasce spontanea.
Dopo mesi di “stacco” dalle attività APE che ho comunque sempre seguito attraverso il forum e la bacheca di Facebook, venerdì sera scorso ho partecipato ad un Convegno a Parma, tema “Endometriosi e i problemi legati all’infertilità”.
Mi sono letteralmente bevuta le parole dei relatori (dott.ri Crovini, Barusi, Ardenti, Tarricone) che ho trovato molto empatici e sensibili verso la malattia e le sue complicanze psico-fisiche.
Ascoltare era un piacere che da tempo mi mancava.
Ascoltare e immagazzinare. Riempire quegli spazi vuoti che a volte sentiamo di avere dentro. Ho provato appagamento nel sentire quelle parole che si andavano ad incastrare nei buchi vuoti della mia psiche e del mio cuore.
Mi sono sentita orgogliosa di appartenere ad un’associazione che metteva a disposizione una serata informativa così ben strutturata. Ho ripensato agli enormi cartelloni che tappezzavano la città e a tutto quello che c’era dietro ad un evento come quello.
Dalla richiesta dei permessi per la sala, alla progettazione grafica per le locandine. Richieste comunali, sponsor da cercare, invitare relatori, invitare associate e non, spedire comunicati stampa, allestire il tavolo informativo e chissà quante altri particolari dimentico di citare.
E mentre ero lì seduta e ascoltavo i relatori, pensavo alle “scaramucce” di cui mi sono nutrita per mesi su Facebook, ai capricci, alle parole pronunciate sopra le righe, alle frecciatine trasversali, alle competizioni.
Ho capito come sia facile perdere il senso della realtà stando sedute comodamente dietro ad un video, a come sia facile giudicare senza sapere, senza capire quanto lavoro decine di donne stanno svolgendo anche per chi non comprende e non riconosce.
Così come ha fatto bene a me partecipare a quel Convegno, penso a quanto farebbe bene a tutte sentirsi nutrire lo spirito da professionisti che sanno come tenderti una mano.
Oggi pretendiamo, vogliamo stare bene a zero energie. Vogliamo un centro specializzato sotto casa, vogliamo un gruppo APE sotto casa, vogliamo la cura giusta senza informarci, senza conoscere il nostro corpo, cosa ci fa star bene, cosa ci fa star male. Vogliamo tutte queste cose stando sedute dietro ad un video. E giudichiamo. Cediamo a tentazioni basse, gareggiamo. Ci riempiamo la giornata di “nulla”, non ci prendiamo cura di noi stesse, cavalchiamo onde fatte di niente e non ricordiamo più cosa sia la concretezza. Non solo non la ricordiamo ma non la riconosciamo. Io stessa non la ricordavo più in ogni sua sfaccettatura. Mi sono stupita l’altra sera della forza che ha un progetto.
La vita deve essere fatta di progetti, molteplici. Deve avere quel senso di concretezza che si ottiene lavorando in prima linea, mettendoci faccia, risorse ed energie.
Basta battere i piedi. Basta criticare. Basta lagnarsi.
Imbocchiamoci le maniche, dimostriamo la nostra forza attraverso le nostre capacità. Spegniamo Facebook e diamo un senso alla nostra quotidianità.

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