Ho appena letto questa frase su Facebook:
“le nostre gioie alle volte conquistate con sforzo e forse per il destino si possono condivere con gli altri ma non dimentichiamo cio’ che abbiamo vissuto come la sofferenza e il vuoto…..e pensiamo anche a chi puo’ stare dall’altra parte e vive cio’ che abbiamo vissuto noi la nostra gioia c’è cmq anche se ogni tanto facciamo un passo indietro”.
E’ una frase scritta da una ragazza incinta. Che come noi, ha faticato, ha sofferto e ha pensato chissà quante volte di non riuscire a farcela mai a realizzare il suo sogno di maternità.
Ha espresso un concetto che ho tentato più volte di esprimere io, ma sempre con parole sbagliate, perchè è facile con questi argomenti usare parole sbagliate, sfumature sbagliate. E soprattutto io non sono incinta e non sapevo come affrontare il concetto senza apparire una voce “fuori campo”.
Il concetto di SENSIBILITA’ è forse quello più soggettivo che esista. Non c’è una regola, ognuno ha la propria sensibilità in base al proprio vissuto e al proprio carattere. Ma quando si vivono grandi dolori e per “miracolo” riusciamo a superarli con grandi gioie, non possiamo dimenticarci di tutte quelle “amicizie” che abbiamo nei nostri contatti che stanno vivendo ancora il loro inferno, il loro dolore e scoraggiamento per non riuscire forse mai, a diventare madre.
Saranno donne in grado di gioire per noi e con noi … ma ricordiamoci sempre che la gioia quotidianamente raccontata e documentata può fare male, può dare fastidio, può scatenare sentimenti contrastanti.
Su Facebook è così facile ferire la sensibilità degli altri. Ogni link che si condivide andrebbe valutato e soppesato mille volte poichè dall’altra parte potrebbero esserci persone che recepiscono il messaggio in modo “violento” e ne possono restare turbate.
Ma lo sappiamo tutti … Facebook è stato ideato per lo svago, per il cazzeggio, per staccare la spina dalla “cose serie” e raramente ci si ferma a riflettere quando si condividono link.
Si pensa sempre di fare bene, perchè l’importante è sensibilizzare, far parlare, informare.
Ma non è pubblicando la foto di un bambino malato terminale che si fa informazione, non è pubblicando la foto di un cane massacrato che si sensibilizza e non è pubblicando la foto di un ragazzo morto pestato a sangue che si farà giustizia.
La testa della gente non si cambia a suon di foto scioccanti, ma con le parole, i concetti, le espressioni.
Cara Veronica, con le tue parole hai espresso anche il mio pensiero..più volte esposto pubblicamente davanti la presentazione di link assurdi. Ed è stupendo quando dici che a volte la gioia degli altri, in momenti particolari, molto particolari, può far male, non per mancanza di sensibilità, solo per un determinato periodo che ci ha ferito…
Sono dell’idea che c’è un tempo per condividere la gioia nel modo più altruistico possibile e un momento per essere egoisti e pensare al proprio dolore alla propria sofferenza. L’importante è che non si finga mai.