La nostra storia d’amore è nata con l’endometriosi. Cristina veniva da un periodo nero: dopo aver scoperto di avere questa malattia invalidante è rimasta sola, nel momento in cui aveva più bisogno di sentirsi amata.
Quando ci siamo conosciuti cercava di mostrare al mondo quanta energia avesse ancora in corpo, di far vedere che l’endometriosi non la poteva mettere ko. Sorrideva ma nei suoi occhi mi colpì uno strano velo di malinconia.
Ci siamo iniziati a frequentare e ho capito che quella non era solo malinconia. Ma anche rabbia. Verso la malattia, in un percorso di accettazione che ancora non poteva essere iniziato. Ma anche verso chi l’aveva abbandonata nel momento più difficile della sua vita.
Quando ci siamo conosciuti eravamo giovani, io 27 anni e lei 22. Era un caldo mese di luglio e come ho già detto a farci “compagnia” ci fu l’endometriosi. Cristina temeva che questa cosa potesse allontanarmi da lei, in realtà è qualcosa che mi ha fatto capire quanto speciale fosse.
Mi ha sempre dimostrato una forza di volontà fuori dal comune. Certo, i momenti di difficoltà e debolezza ci sono e spesso mandano il morale sotto i tacchi. Tre mesi dopo il nostro primo bacio ero all’ospedale, accanto a lei appena uscita dalla sala operatoria. Quando magari avevamo programmato una giornata insieme spesso dovevamo stravolgere tutto per le fitte alla pancia. Insieme abbiamo peregrinato da un dottore all’altro, da un ospedale all’altro. Tanti, tantissimi momenti difficili.
Ma di una cosa sono certo: non sono mai stato così felice e innamorato in vita mia. Mi sento un uomo fortunato ad aver trovato una donna così, forse senza endometriosi tra i piedi il nostro rapporto non si sarebbe cementato in così poco tempo. Nel tuo libro Veronica si parla di endometriosi come malattia che fa scappare gli uomini. Per me l’endometriosi, invece, unisce le coppie. Quelle che provano il vero amore, quello con la A maiuscola, quello che ci fa affrontare i momenti belli e quelli brutti sempre uno accanto all’altro. Chi lascia una donna per la sua malattia lo fa come corsia preferenziale per rompere una relazione addossando colpe e responsabilità a quelle della propria compagna. Un gesto semplicemente vile.
Abbiamo spesso parlato del nostro futuro insieme, della possibilità di non avere dei figli. Per due ragazzi così giovani non è facile affrontare certi argomenti, anche se l’endometriosi quasi ti costringe a farlo. Non puoi fare finta che non ci sia. La pancia di Cristina è sempre un segnale di allarme, ma anche a livello psicologico non è semplice fare i conti con questa malattia. Ti sbatte in faccia ogni momento che lei c’è e non puoi fare finta di non vederla.
L’endometriosi ci ha fatto crescere e maturare più in fretta di altre coppie. Le rinunce, i sacrifici, la sofferenza che normalmente la vita ti obbliga ad affrontare nel passaggio dall’adolescenza alla vita da adulti per noi è arrivata prima degli altri. Ma non ci spaventa e, anzi, ci godiamo ogni singolo momento insieme come qualcosa di speciale e unico. A volte ho paura. Cerco di non mostrarle le mie insicurezze, cerco di non farle vedere quanto sia in pensiero per lei quando sta male. La vorrei proteggere ogni istante, ma allo stesso tempo se lo facessi continuamente finirebbe per sentirsi soffocata da me. E allora sì che la malattia sarebbe un enorme ostacolo tra di noi.
I nostri sogni sono ancora tanti. Un futuro insieme, una casa tutta nostra, il matrimonio, i viaggi. Viviamo giorno per giorno, tra serate in compagnia con gli amici, cene sul mare d’estate, passeggiare nei boschi in montagna. Ci prenderemo tutto quello che il destino vorrà darci e se ci sarà bisogno nei momenti difficili ci aiuteremo a vicenda. Sempre insieme, uno accanto all’altro. Uniti anche nella battaglia contro l’endometriosi.
Alessandro
Immaginarvi è molto bello. Traspare serenità e ottimismo. Sarà quel che sarà, ma di sicuro sarete sempre insieme. E questo è già un dono meraviglioso.
Grazie Alessandro per la vostra testimonianza.
Vero