Ciao Veronica,
eccomi qui, anche io una storia tra tante. Sono giorni che guardo il tuo sito, leggo le testimonianze, piango, richiudo e penso tra me e me: “Cosa c’è di diverso? Tutte nella stessa barca nel mare impetuoso del dolore, sofferenza del corpo e dell’anima”.
Oggi ho deciso di scrivere.
Ho 47 anni, non ho avuto figli, convivo con il dolore e, in questo momento, sono a letto in convalescenza post operatoria per noduli endometriosici ombelicali. Un taglio verticale di 10 cm che mi attraversa l’ombelico. Fa male ve lo assicuro!
La mia storia comincia con il primo ciclo. Ricordo perfettamente quello strano ma intenso dolore che si irradiava nell’addome, un dolore sino ad allora sconosciuto. Era il giorno di Pasqua e avevo un bel paio di pantaloni e un golfino color cipria. Chiamo la mia mamma e non parlo, le faccio vedere le mie mutandine, lei sorride, mi accarezza e mi dice: “Ora sei grande”. Ma io volevo dirle solo che mi faceva male. Passano tre mesi e il ciclo non si ripresenta, io sono felice perché il dolore non c’è più. Invece eccolo, arriva, mi rapisce, mi dilania.
Trascorrono così gli anni e ogni mese è sempre un’angoscia, un dolore che si attenua solo con punture di antidolorifici. Arrivo a svenire dal dolore, chiamano il dottore che mentre mi inietta la Novalgina nelle vene esordisce: “Quando diventerà <grande> passerà tutto”. Intendeva dire quando avrà i suoi primi rapporti sessuali. Ma non è vero anzi non sarà mai vero. Viaggio con le iniezioni pronte nella borsa.
Cominciano le visite dai vari super mega luminari: la ragazza è sana, non ha nulla è solo che ha la soglia del dolore troppo bassa ed è emotiva. Questo sarà il leitmotiv di tutti gli anni a venire mentre io imparo a non dire più nulla sul mio dolore nemmeno ai vari medici che intanto mi visitano. Comincio a prendere la pillola e mi accorgo che sto meglio, abbastanza meglio. Non la sospendo più sino ai 30 anni anche se tutta la mia vita è organizzata in funzione del ciclo. Dobbiamo fare una vacanza? Aspetta guardo il calendario, una gita? Dov’è il calendario? Una cena… calendario.
Mi sposo, ovviamente guardando il calendario. Vogliamo un figlio, sospendo la pillola e già il mese dopo ecco i dolori, più forti di prima; passa un anno e anche il secondo, ma i bimbi non arrivano. Ricomincia la trafila dei controlli e le solite parole: è sana, non ha problemi, ha la soglia del dolore bassa. Ultima diagnosi: anche dall’esame ecografico non si riscontra nulla, deve diminuire il fumo! Conservo ancora quella scheda. Quante volte avete sentito pronunciare queste parole quando non sapevano più che dire: diminuisca il fumo, vada tranquilla, arriveranno. E io tranquilla vado dall’infermiera per pagare …€ 300,00.
Poi una mattina, ho appena fatto la doccia, ho ancora i capelli bagnati quando un coltello affilato mi colpisce l’addome a sinistra. Inizio ad urlare dal dolore, non passa, autoambulanza, corsa all’ospedale, flebo di antidolorifico, test di gravidanza.
Io: “Dottore non può essere, sono al 5^ giorno del ciclo”. Risposta: “E’ il protocollo, ha una macchia scura all’addome, è un’emorragia interna all’ovaio sinistro, la prepariamo per la sala operatoria”. Passano le ore. Mi danno antiemorragici e l’emorragia si ferma, l’emoglobina sale e dopo due giorni le dimissioni con diagnosi: rottura di un follicolo! Ero al quinto giorno di mestruazioni (follicolo?).
Dopo un mese controllo ecografico tutto nella regola: ovaie nella norma, Douglas libero, insomma nulla. Il ginecologo mi consiglia una laparoscopia diagnostica per verificare se le tube sono libere. Mi ricovero ed entro in sala operatoria per ultima perché è un intervento di mezz’ora e fuori è ancora giorno…
Mi risveglio con dolori lancinanti all’addome, fuori è diventato buio e c’è tanta gente intorno a me. Sono passate quattro ore.
Scendono tre chirurghi e con voce calma mi dicono, testuali parole: “Signora, il suo pancino era un acquario, c’era di tutto: cisti ovarica di 6 cm all’ovaio sinistro (lo stesso dell’emorragia), abbiamo asportato la cisti e con essa quasi tutto l’ovaio, liquido nel Douglas, aderenze ovunque e fascia endometriosica dalla vescica al retto non asportata perché troppo pericoloso. Ha un’endometriosi al IV stadio e se riuscirà ad avere un bambino sarà come vincere la lotteria di capodanno”.
Non entro nei particolari del seguito, le palliative cure, tutte noi sappiamo cosa significhi. Altri interventi, altre sofferenze e una vita senza la gioia di un figlio.
Ora ho 47 anni e mentre vi scrivo sono a letto per asportazione di noduli endometriosici all’ombelico.
Fine della mia storia.
Dico a tutte voi solo una cosa: non arrendetevi, non arrendetevi mai. Tutte le volte che vi diranno che siete emotive se non isteriche, tutte le volte che vi diranno che avete la soglia del dolore bassa, non ascoltate. Il dolore non ha una soglia, o c’è o non c’è e se esiste è perché esiste un motivo.
In bocca al lupo.
Mina
Mina ti auguro di cuore lasciarti alle spalle queste brutte esperienze nella malattia e di poter finalmente riprendere in mano la tua vita e la tua salute. L’età almeno in questo è dalla tua parte. Coraggio.
Veronica