467) Storia di un fiocco di Neve

…Neve; certe giornate mi sento come un piccolo, fragile fiocco di Neve…
Parte di una tempesta (siamo tante), che non è però tanto forte da farsi udire. 

“Mandami la Tua Storia” recita quel pulsantino lì in alto. Dèi… quante volte l’ho guardato.
Quante volte stavo per scrivere e ancora adesso, potrebbe essere una di quelle volte che la mia lettera non raggiungerà nè fine nè invio. 
La mia storia è una tra le tante, le tante che leggo e mi trascinano in fiumi di lacrime, come quelle che si versano quando la protagonista nel film, non ce la fà!
Ce l’abbiamo noi una fine? me lo sono chiesta tante volte! 

Tutto è iniziato con un: “mamma, ho ormai 23 anni, convivo con xxxx da sei anni ed è da un pezzo che facciamo cosacce! Sarà il caso che io vada a farmi una visita, un controllo, che diamine” 
…Tante volte mi sono chiesta se benedire o maledire quel giorno!  

“Sento… sento gli organi un pò spostati… si, fuori posto! Proviamo a fare un’ecografia” 

Era una dottoressa dell’Umanitas di Firenze che mi prescrisse un’ecografia alla quale arrivai con la pancia piena d’acqua, come da istruzioni. Ero lì, in attesa. “Il dottore non c’è, arriva subito”… E io scoppiai in lacrime, a gambe larghe, piegata in due sulla seggiola della sala d’attesa, mentre donne incinte e non mi guardavano con occhioni sgranati, come a dire: “è matta?!”
Ma io incurante piangevo come una bambina, perchè la vescica piena faceva un male tale da annebbiarmi la vista!
Mia madre aveva gli occhi lucidi. Mio padre era furioso con quel dottore assente che faceva piangere la sua piccola, ma il problema non era il dottore o la sua breve assenza. Il problema era lì, nella mia pancia, dentro di me, e si divertiva da morire! 

Un fibroma all’utero, probabili cisti alle ovaia… forse endometriosi! 
E io che mi preoccupavo del mio piccolo fibroma all’utero mentre decidevamo come e da chi farmi operare! 

Ricordo il viso di mio padre, lievemente pallido quando dopo aver passato una giornata al pc, al mio rientro a casa, nel riprendere il discorso, mi disse: “a quanto pare, mi sà che il fibroma è una sciocchezza. E’ l’endometriosi che forse è un pochino più noiosetta!” 

Non capivo… o forse non volevo capire e poi cosa cavalo ne voleva sapere lui che aveva “solo” dato un’occhiata ad internet per documentarsi?! 

Ricordo il dottore che mi visitava sull’ospedale dove il mio compagno lavora come infermiere.
Era ancora lì, con una mano sulla pancia e una più in giù a tastarmi e strapparmi lamenti.
Non parlava molto lui (un dramma familiare l’aveva reso taciturno e scontroso, parlava tra i denti, a voce bassa. Capirlo era un miracolo), ma ricordo che per un brevissimo istante mi guardò negli occhi, lui, che non lo aveva mai fatto: “l’endometriosi… anche le analisi… Ma non passa così in fretta… non…”

NON??? Non cosa? (non ebbi il coraggio di interrogarlo oltre) 
Fissò l’operazione per due giorni dopo, togliendo parte dell’ovaia destra sulla quale c’erano semplici cisti e della sinistra (dove risiedeva l’endometriosi) e sembrò che tutto fosse finalmente finito! Finito! FINITO!

 …Si scioglie così in fretta un fiocco di neve nel palmo di una mano… 

Erano passati 10 mesi, solo 10! Domenica mattina, assonnata, raggomitolata sul fianco sinistro. La fronte poggiata alla schiena di xxxxx e un lieve, lievissimo fastidio che mi fece sgranare gli occhi e salire il cuore in gola.
Un istante, un solo attimo, più niente, ma seppi che c’era!
Era di nuovo lì, era tornata… 

Rapidi tornarono i fastidi lenti e continui, quel dolore che ti fa cambiare mille volte la posizione di seduta. Quello che non ti permette di trattenere la pipì, quello che non mi permetteva di correre (perchè si, correre mi affatica e affaticarmi mi porta a piegarmi in due, preda di feroci morsi alla pancia come quando, da ragazzina praticavo danza a livello agonistico e spesso, nonostante i numerosi campionati vinti, riuscivo appena in tempo ad uscire dalla pista per non accasciarmi dinanzi alla giuria)… Un colpo di tosse, stiracchiarsi al mattino, tutto poteva risvegliare il dolore eppure, eppure, sembrava non esserci nulla.

Sembrava non vi fosse altro che valori distorti alle analisi (CA 125… ho imparato a temere quella voce) ma dopo qualche settimana, anche l’ecografia mostrava qualcosa che nuovamente si era appiccicato all’ovaia sinistra.

Lavoravo, lavoravo come Stilista presso un azienda d’abbigliamento Sportivo conosciutissima (che faccio fatica a non menzionare… meritano tutto il mio disprezzo). 
Il mio malessere era conosciuto. La malattia anche. Il mio calvario pure. Il mio Toradol preso sotto la lingua per giorni e giorni anche. Il mio contorcermi sulla sedia mentre tentavo di sistemare al pc colori e felpine.  Le mie assenze aumentavano ma il mio lavoro continuava senza perdite ed anzi con venduti in aumento, ma non bastava… 

 Io e il mio compagno avevamo progettato di mettere su famiglia, di comprare casa, ma il mio malessere aumentava anche per il mobbing ormai bene avviato sul luogo di lavoro, da quei superiori che ormai sospiravano vedendo il mio volto impallidirsi da un momento all’altro o il mio fermarmi qualche istante per attendere il sollievo dell’antidolorifico…. 

Ed ecco che a pochi giorni dallo scorso Natale mi giunge a casa la lettera dell’Ufficio Risorse Umane, che mi comunica che il mio contratto non verrà rinnovato! 

La Danza, portata via dall’endometriosi…
Il Lavoro nella Moda, sognato e raggiunto come un traguardo, portato via dall’endometriosi…
E adesso disoccupata, con un acconto avanzato per l’aquisto di una casa che non sappiamo se riusciremo ad aquistare (spesso un solo stipendio non basta per la banca che deve concederti un mutuo) e con il desiderio prorompente di una maternità che non posso nemmeno provare a cercare, perchè le “condizioni economiche” non lo permettono.

Vivo con un magone costante, una rabbia crescente e un pianto pronto ad esplodere da un momento all’altro e con quel dolore sempre presente. 23 giorni su 31 che mi spinge a tenermi la pancia mentre sorrido scuotendo il capo quando qualcuno mi chiede: “cos’hai?”….

 …Neve; certe giornate mi sento come un piccolo, fragile fiocco di Neve…

… che dire piccolo fiocco di Neve?
hai descritto perfettamente cosa è l’endometriosi, ma ancora di più cosa è questo mondo che ha fretta, che non ha tempo per chi rallenta la propria corsa.
Ma noi non ci fermiamo, non ci arrendiamo, la vita va avanti e sono certa che presto troverai un nuovo lavoro, nuove speranze. Ricorda che non c’è mai il “momento perfetto” per decidere di fare un figlio. Il lavoro è sempre un problema, i soldi sono sempre un problema, ma credo occorra un po’ di sana incoscienza e andare avanti.
Se la coppia è solida, si va lontano.
In bocca al lupo carissima, è stato bello leggerti … la condivisione c’è stata tutta.
Vero

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