Ciao Veronica! Prima ancora di pensare a cosa scrivere, mi son chiesta “e ora cosa scrivo nell’oggetto della mail?”…
Endometriosi? Mi pare scontato!
Ho provato a capire allora quali sensazioni io stessi vivendo… tristezza, sconforto, voglia di rivalsa, rabbia, tenerezza, amore…
Sto vivendo tutto questo. Tutto insieme…e questo sì che crea confusione…!
La mia è una storia lunga, che somiglia a tante altre purtroppo, ma che è la MIA storia e ho bisogno di raccontarla ora. Ora che sono bloccata sul divano di casa mia in convalescenza dopo l’intervento.
Da ragazzina odiavo questo corpo ancora da bambinetta che non si decideva a farmi diventare donna, a 15 anni non avevo ancora avuto le mestruazioni. Poi, finalmente, divento “grande” anch’io. Fin dai primi cicli il dolore si fa sentire e la spossatezza mi porta a non avere più una vita normale in “quei” giorni: sto a casa da scuola, scendo le scale da seduta, un gradino alla volta, passo dal letto al divano e dal divano al letto. Ma sono sempre stata piuttosto debole e a quei tempi ero proprio magrolina, quindi non ci do’ poi così tanto peso.
Anche perchè il mio ginecologo mi dice che è tutto normale, ho l’utero retroverso ma niente di più. Quando i dolori si fanno più forti provo ad insistere, non mi sembra normale soffrire così… Le altre persone non provano quello che provo io, e allora cosa c’è in me che non va?
Il ginecologo, quasi ridendo, mi ripete di volta in volta che è normale che io stia male, “che perdo pezzi d’utero” e che quindi è logico che io stia male… mi tratta come una poveretta che non sopporta nemmeno un semplice dolore mestruale… mi da la pillola quasi come contentino.
Gli anni passano. Cambio ginecologo. Mi dice che non capisce il perchè di questi dolori, e per la prima volta sento parlare di endometriosi. Sono passati 11 anni dal primo ciclo. Purtroppo non era ancora tempo per me di affrontare faccia a faccia questa malattia. Mi dice che l’unica soluzione sarebbe fare una laparoscopia diagnostica. O rivolgermi a qualcuno di più specializzato. Mi rivolgo ad un ginecologo più esperto, il quale appena mi fa la prima ecografia interna mi da’ il responso: Adenomiosi.
Il mio dolore ha un nome…!!! Ho quasi pianto dal sollievo…avevo davvero qualcosa, la mia era davvero una malattia, una patologia…!
Ho scoperto che si può piangere di gioia a sapere di essere ammalati…
Da allora non cambia molto, ma almeno so che cosa ho e cosa mi causa quelle fitte, quei dolori lancinanti che riesco a controllare solo con la respirazione Lamaze: non amo le medicine e prendo gli antidolorifici solo i primi 2-3 giorni, quando davvero non ce la faccio più dal dolore. Sembrerà stupido ma mi sento più “normale” a non imbottirmi di medicinali… le donne normali non ne hanno mica così tanto bisogno…
Mi sento un po’ meno pazza ma i dolori restano. Cambio la pillola, alle volte va bene, altre volte no. Ma io non mi faccio fermare!
Un paio d’anni fa interrompo la pillola: è estate e mi crea un sacco di problemi, gonfiore alle gambe, non la sopporto più. Vado dal ginecologo, mi dice che l’adenomiosi è sotto controllo, ci possiamo vedere tra un paio d’anni per il solito controllo. Ci rivediamo lo scorso autunno, io e mio marito desideriamo avere un figlio. Faccio gli esami del sangue, l’ecografia non è necessaria, e poi apriamo il cuore al figlio che verrà…!
Pochi mesi fa inizio ad avere dolori sempre più intensi. Durante l’ultima ovulazione mi sembra di impazzire… passo intere notti in piedi con dolori lancinanti, piango per il male e per la frustrazione… i medicinali non mi danno alcun sollievo…
Torno dal ginecologo, ecografia: cisti ovariche. Pensa subito all’endometriosi, ma c’è la possibilità che sia solo una ciste dermoide e i valori del CA125 sembrano supportare la tesi. Sono ottimista, e quasi mi spaventa più l’anestesia dell’intervento…!
Settimana scorsa l’intervento: ENDOMETRIOSI DI IV GRADO. Cisti endometriosiche su entrambe le ovaie, la più grossa è grande quanto un pompelmo; l’utero è saldamente attaccato al retto. Chi mi ha operata è davvero molto bravo, toglie le cisti, libera un po’ l’utero ma non completamente, non è possibile.
Quando mi riprendo dall’anestesia vengono a parlarmi, sono persone splendide e mi dicono con chiarezza e sincerità la situazione. Io sono ancora un po’ inebetita e vorrei non ascoltare… parlano di controlli al retto, parlano di analoghi del GnRH e di menopausa, parlano di fecondazione assistita, di crioconservazione dei tessuti ovarici… ma EHI…! Io voglio un figlio! Lo voglio avere in maniera naturale. Lo voglio adesso! A parte gli scherzi, non mi sono messa a fare i capricci!!! Ma ho pianto.
Ho pianto perchè mi ero già informata sull’endometriosi. Ho pianto perchè già conoscevo le conseguenze e la relazione con l’infertillità. Ho pianto per quel fantastico uomo che avevo accanto. Ho pianto perchè non ci sarebbe stato nessun frugoletto a chiamarlo PAPA’. O a chiamare me MAMMA. Ho pianto per i futuri interventi che statisticamente mi sarebbero toccati. Ho pianto per la possibilità di una resezione intestinale. Ho pianto per gli anni di dolori incompresi. Ho pianto anche perchè non ero pazza, ma ero malata.
Ma non mi sono abbattuta. Non è ancora passata una settimana dall’intervento, ma ora riesco a parlarne. Senza piangere! Riesco a sdrammatizzare, a volte a riderci su. Non prendo la situazione sottogamba, ma è la mia maniera di reagire.
L’endometriosi non mi ha piegata negli ultimi 16 anni. Non mi piegherà certo adesso che ho visto la sua faccia, che conosco il volto del nemico! Adesso che so contro cosa devo combattere. Adesso che anche la medicina l’ha riconosciuta ed è dalla mia parte.
No, non mi abbatto! Ho accanto a me una famiglia splendida, delle amicizie fantastiche, un uomo strepitoso che è la mia roccia! Il mio scoglio in mezzo al mare…e io, da brava cozza(!), mi sto aggrappando a lui che di forza ne ha avuta per entrambi in questi giorni…!
Non so cosa mi aspetta, di sicuro la prossima settimana andrò in un centro specializzato per fare altri esami e per iniziare un nuovo cammino contro questa subdola malattia, ma ci andrò col sorriso e l’affronterò un passo alla volta, anche quando sarà dura e mi prenderà lo sconforto, ma andrò avanti finchè raggiungerò la MIA vittoria, senza disperare di non avere figli…
Cara endometriosi, non mi hai ancora tolto la speranza. E per questo ti sconfiggerò…!
Un abbraccio a te Veronica, e a tutte le ragazze e donne che scoprono l’esistenza di questa malattia e ne parlano, è davvero importante.
Grazie!
Luisa
Ciao Luisa, scrivi molto bene e nonostante il contenuto, è stato un piacere leggerti, sei molto coinvolgente.
Lo so … l’endometriosi è tutto questo, PAURA principalmente.
Ma non è detto che tutte le lacrime che hai versato per tutti quei motivi siano lacrime che “condannano”. Il futuro non lo conosciamo. Tu ti stai muovendo nella direzione giusta, verso chi ti può curare al meglio, verso chi potrà farti realizzare il tuo sogno di maternità, quindi il tuo destino non è per niente già scritto. Non abbatterti e vai avanti. Mi sembra che tu abbia ottime capacità di analisi e di accettazione, quella sana, pacata, ma anche combattiva e perseverante.
Incrocio le dita per te.
Vero
…l’altro giorno ho scoperto che DIE non vuol dire solo morire…
Anche se ti senti morire un pezzo alla volta mentre il dottore ti elenca gli organi e le strutture presi dalla malattia che dovrà asportare.
Diamine Veronica… ma com’è possibile? Ti giuro, è così frustrante…fa davvero paura, e di pari passo cresce la rabbia. Sono stata operata un mese e mezzo fa! Tutta quell’endometriosi era già lì, non poteva non vedersi… e quando sono tornata dal “mio” ginecologo ha continuato a insistere con gli analoghi, e poi la ricerca di una gravidanza.
Ora non voglio indirizzare la mia rabbia verso qualcuno o qualcosa, il destino, il fato, la vita. Anzi. Sto urlando il mio dolore, sto piangendo per la paura. Ma io questa malattia l’affronto a testa alta! E da tutto questo sto prendendo ciò che c’è di buono: il rallentare i ritmi, il lasciarmi sorreggere da mio marito, godermi la famiglia e gli amici.
Ridare il giusto peso alle cose.
Ma non voglio fermarmi qui. Voglio fare qualcosa di più che combattere la mia sola battaglia…
Presto ti scriverò, vorrei un tuo consiglio.
A presto,
Luisa