662) Storia di Silvia

Cara Veronica, ho appena terminato la lettura di “Condividendo” e voglio ringraziarti! Ti dico grazie per aver dato connotazione ed espressione a sentimenti forti, confusi e ancora poco delineati che, da più di tre anni, attanagliano le mie nottate!
Ho scoperto di avere l’endometriosi tre anni e mezzo fa, dopo una laparoscopia “di routine” per l’asportazione di una piccola cisti ovarica (due centimetri allora, ma dopo aver preso la pillola d’urgenza quando la stessa visto aveva raggiunto gli 8cm!)… Durante l’intervento, però, scoprono che quel sangue scuro e denso che da più di un anno usciva dal mio ombelico senza che nessuno capiva cosa fosse, era in realtà endometrio fuori posto… Endometrio che ormai si era impiantato sulle pareti dell’utero, nel douglas e chissà dove altro visto che era salito fino a fuoriuscire dall’ombelico! La diagnosi mi viene comunicata dal mio ginecologo in fase di dimissioni, per telefono: era una splendida giornata di giugno e non poteva certo perdersi dell’impagabile relax trascorso sulle splendide spiagge del nostro bel litorale pugliese! Gli domando: “a che stadio di trova la malattia?” Lui mi risponde, con qualche esitazione: “Al terzo”, quasi stupito della mia domanda diretta e specifica. Ebbene sì, perché io sapevo cosa fosse l’endometriosi, l’avevo conosciuta due anni prima attraverso il racconto di Nicoletta e Gerardo, ospiti di una trasmissione di Alda D’Eusanio, in cui hanno raccontato il calvario personale e di coppia per una malattia che ha logorato gli organi e la vitalità di una giovane coppia desiderosa di avere un bambino. E sin da allora mi ero infornata, documentata, aggiornata sui sintomi fisici e psichici e le possibili cure. Ma io non avevo mai avuto nessuno di quei sintomi, nessun dolore lancinante durante il ciclo o l’ovulazione, nessuna manifestazione intestinale fuori dalla norma. E, soprattutto, nessun ginecologo che mi desse ragione di preoccuparmi! Non riuscivo a rimanere incinta, ma era a causa dello stress per il lavoro, il master all’estero contemporaneamente, la vita sbattuta di un’impiegata metalmeccanica. Quella diagnosi cade su di me come un pezzo di cornicione staccato inevitabilmente per mancata manutenzione del terrazzo: netto, pesante, sbriciolato in tutta la consistenza della pietra e con pezzettini taglienti che colpiscono tutto il corpo, oltre che la testa! Sapevo cosa fosse l’endometriosi, ma non ho mai pensato che potessi averla.. Quei piccoli fastidi che avvertivi nell’intimità con mio marito erano solo dovuti al nostro rapporto in crisi e fonte di estremo nervosismo per me.
Da allora inizia la mia frenetica caccia al medico specializzato, al centro più attrezzato e accreditato; una corsa senza tregua alla documentazione, all’essere aggiornata e preparata a tutti i risvolti della malattia, a fare sempre le ecografie e gli esami senza saltare un appuntamento. A documentarmi sulla malattia in modo più approfondito, sui progressi delle ricerche, alla ricerca continua di forum, blog, pagine sui social e cliniche per la PMA che abbinassero anche la cura dell’endo. Perché, ormai, le mie tube sono quasi del tutto fuori uso e la riserva ovarica è a rischio. Nel frattempo, il mio matrimonio va a rotoli: nell’unico momento della mia vita in cui avrei voluto e meritato di staccare il cervello per farmi condurre da chi aveva scelto di condividere la vita con me, sentendomi messa al primo posto  sempre e comunque, mio marito mi obbliga a trascorrere tutte le domeniche in famiglia con la moglie del fratello che scopre di essere incinta proprio il giorno prima del mio intervento… Sento parlare di corredino, di congedo per maternità, di ecografie e vedo la sua pancia crescere senza che lui si accorta di quanto tutto questo mi distruggesse e di quanto avessi bisogno, in quel momento, di vivere il mio dolore così come veniva, ma senza affidare il coltello nella piaga. Ci separiamo due anni fa, ma io non ho mai interrotto la mia ricerca “scientifica” sulla malattia. Con la voglia spasmodica di anticiparla facendo mio tutto lo scibile possibile, di guardarla in faccia cercando video di laparoscopie su internet, non mi sono mai fermata per fare ordine nei sentimenti, per dar loro un nome e un’espressione. Dopo l’intervento sono cominciati i dolori durante l’ovulazione e i rapporti, ma dolori sopportabili che non mi hanno mai costretta a letto o a tirare il fiato… Per questo non mi sono mai fermata a riflettere su quello che lei aveva fatto a me in quanto donna, alla mia anima e alla mia psiche! Ho avuto la fortuna di conoscere un uomo meraviglioso che mi ha voluta nella sua vita con “tutto il pacchetto”, che mi sta accanto premurosamente e con tanta comprensione e mi ha incoraggiato a riprendere la strada della PMA INSIEME, non lasciandomi mai sola nelle ricerche, negli esami e, soprattutto, nei pensieri. Per questo, forse, non mi sono mai soffermata più di tanto a pensare a cosa sono diventata e perché.
Leggendo il tuo libro ho capito tante cose di me, del mio modo di essere, del perché penso, sento e agisco in un certo modo. E tutto questo a causa di lei, della trasformazione profonda che ha operato nella mia anima di giovane donna trentenne. A volte la ringrazio, perché mi ha fatto scoprire la mia femminilità, mi ha resa consapevole dei mie desideri e delle aspettative che ho dalla vita, mi ha fatto capire che dono meraviglioso sia il poter concepire un’altra vita e quanto dobbiamo volermi bene col cuore e con la testa per poter stare bene col corpo! Altre volte, però, la detesto perché ha tolto a me la possibilità di realizzare i sogni di una vita, lasciando a donne meno meritevoli e capaci la possibilità di mettere al mondo bimbi che – penso – con me sarebbero stati più fortunati o di avere rapporti di coppia sereni e senza ombre. Credevo di averla accettata, ma il tuo libro ha risvegliato in me sentimenti sopiti che ho sempre saputo di provare, ma non ho mai avuto il coraggio di affrontare, di scomporli e ricomporli nella mia testa per evitare che mi logorassero. Ora, però, non posso più lasciarli in cantina, è arrivato il momento di  tenerli insieme agli altri nel salotto per guardarli tutte le volte che rientro in casa. Ma sono fiduciosa, perché è l’ignoto a far paura, non ciò che si conosce: ciò che conosci, lo affronti, lo superi e vai avanti! Ma questa volta non sarò sola… Grazie per il tuo impegno e il coraggio che hai di far voce a chi, come me, non ha mai imparato ad esternare. Sei una grande donna e tuo marito è un uomo fortunato. Silvia

Grazie a te Silvia perché mi ha fatto bene leggerti. Fra qualche anno forse rileggerò Condividendo e lo leggerò come se non fosse stato scritto da me, sicuramente con occhi e cuore differenti. Temo un po’ quel momento … ho paura anche io che vada a svegliare situazioni assopite … ma ci proverò.
In bocca al lupo. Che tu riesca a realizzare i tuoi sogni!
Veronica

2 pensieri su “662) Storia di Silvia”

  1. Prima di scrivere la mia storia (che credo stia diventando lo stesso calvario di molte di voi) voglio ringraziare tutte le donne che con i loro racconti ci danno un mare d’informazioni. Ho 26 anni e sono stata da tanti ginecologi anche da costosissimi primari. Dopo i sintomi di ciclo intenso, dolore nei rapporti, dolore al lato dell’ovaio destro mentre urino,l dolore al retto, ho fatto delle ricerche e tutte mi portavano a pensare che si trattasse di endometriosi; mi bastava solo il parere del ginecologo per poter risolvere il problema. Ma nessuno di loro, dopo tantissime visite ginecologiche e anche una rettosigmodoscopia e una risonanza magnetica, mi ha diagnosticato nulla anzi, mi hanno solo dato cure inutili antinfiammatorie che non hanno risolto nessuno dei miei problemi. In una visita accurata è uscito fuori che ho pochi ml di liquido nel douglas ma una cura del mio ginecologo non ha cambiato nulla dato che ad oggi il liquido è ancora lì. I miei dolori sono intensi soprattutto sul lato destro, quella che a quanto ho capito deve essere la zona del peritoneo. Ma nulla, per i miei medici non ho nulla. Intanto il dolore resta lì e credo, da quanto sto leggendo finora, che arriverò a volere una gravidanza ma sarà difficile, forse impossibile, se non mi viene diagnosticata l’endometriosi e quindi mi viene tolta la possibilità di un’eventuale cura. Vi prego qualcuna di voi che ha i miei stessi sintomi, mi può consigliare un esame specifico che non sia la laporoscopia (dato che senza avere sospetti, nessun ginecologo vuole farmela)? Inoltre oltre ad una endometriosi peritoneale, posso anche sospettare un endometriosi intestinale a causa dei disturbi continui che ho all’intestino (diarrea, bruciore allo stomaco, stipsi) da quando ero adolescente. Consigliatemi prima che sia troppo tardi, sempre che non lo sia già. Abbraccio tutte voi
    Veronica

  2. Ciao,

    fatti fare l’impegnativa dal tuo curante per testare il Ca125 (marcatore per infiammazione pelvica – esame del sangue), per una risonanza magnetica dell’addome e per la visita da un medico internista.
    Te lo consiglia una che oltre all’endometriosi ha avuto peritonite e setticemia a causa del dolore peritoneale a destra ignorato dai medici.
    Ciao,
    Ery

I commenti sono chiusi.