“Abbiate cura di voi stesse, accettatela come parte di voi, come una parte che forse vi costringerà a guardarvi dentro e a fermarvi , a tagliare tutto quello che nella vostra vita e intorno a voi non va, non combattetela , non sprecate quelle poche risorse fisiche e psicologiche per pensieri negativi, aprite il vostro cuore e condividete le vostre emozioni con gli altri.”
Questa volta non è stato come per Canto XXXV , questa volta è stato diverso. Non mi sono ritrovata a leggere il libro in sole due ore … è stato molto più lungo e forse anche più difficile. Sono passati vari giorni prima di finirlo … ne sono passati altri per una seconda lettura. Esattamente un fiume in piena, così si sono comportate le mie emozioni e mi hanno attraversato, giù giù fino ai piedi e poi sono scivolate via lungo il pavimento. Questa è stata la mia sensazione. Tutto ciò che ho provato è stato salvifico, è stato prezioso perché mi ha permesso di buttare fuori tutto il dolore e la voglia di piangere che avevo e che ho ancora, perché anche in questo momento i miei occhi sono lucidi.
Una notte ho ripreso il libro in mano, l’ho riletto, ho sottolineato, ho fatto annotazioni e finalmente ho pianto tutte quelle lacrime che finora non avevo versato.
Qualche settimana fa una nuova visita, e ovviamente nuove sorprese e, come dice Nieves, non importa dire nello specifico la nostra situazione di salute, perché è uguale a quella di molte altre … perché tra noi, donne affette da endometriosi, la comprensione esiste a prescindere dai nuovi referti medici.
Quel giorno all’ospedale non avevo pianto , neanche un po’… a casa di un’amica solo qualche lacrima, trattenuta a più non posso.. perché non mi piace farmi vedere così, perché non mi piace il fatto che Lei mi faccia piangere.
Ma quella sera ero inquieta, non riuscivo ad addormentarmi, il tuo libro era sul comodino … l’ho preso e mi sono sistemata sul divano, con la mia copertina indosso ed ho iniziato il viaggio dentro di me.
Voglio riportati i pensieri di quella sera, perché genuini, perché sinceri … Dopo la visita ho cercato di pensare il meno possibile, mi sono rintanata come un orso in letargo e non ho visto nemmeno le amiche di sempre.
Volevo vivere con me e basta.
Non avevo voglia di sentire voci che facessero confusione nella mia testa.
Quindi ho occupato le mie giornate: lavoro, studio, riviste frivole … niente pensieri … perché se solo mi fossi fermata un attimo a pensare, la paura mi avrebbe assalito così forte .. così prepotentemente da non farmi respirare …. non vorrei una vita da malata … vada per l’accettazione …. ma mi chiedevo”quando un po’ di sana tranquillità?!”.
“Quello psicologico invece è un dolore silenzioso, intimo, spesso si tende a controllarlo, lo si nasconde, si cerca di non considerarlo, si spera che passi da solo, prima o poi. Lo si può congelare, sospendere, relegare in un angolo dei nostri pensieri. Si può persino sorridere piangendo. Un dolore di serie b.”
Ma come hai fatto a descriverMi /Ci così bene?!
Quella sera avevo un nodo in gola, e non riusciva proprio a scendere poi quando lo ha fatto, le lacrime sono uscite e, solo così ho esorcizzato la profonda paura di una vita futura passata tra i corridoi degli ospedali.
Quelle dannate regole: esami ogni tot, pillola tutti i giorni, rinunce alimentari … mi sembrava proprio che quelle regole avessero raffreddato la mia vita. Lo so che non è così perché sono altre le cose importanti del nostro percorso di vita. Ma a volte è veramente tutto così pesante.
Nieves dice che “la pensa come compagna di viaggio“: anche io … ho sorriso quando l’ho letto perché qualche mese prima avevo scritto ad un’amica la stessa cosa.
Un pomeriggio di quest’estate, mentre ero in scooter, ed andavo al mare ho avvertito le mie solite fitte alle ovaie e come una cretina ho sorriso, pensando a Lei .. ho imparato a conviverci e quel sorriso indicava il mio coraggio nell’affrontare il dolore .
A chiunque altre parrebbe idiota ma sono sicura che tu mi possa capire.
Ed è esattamente quello che Nieves descrive con queste parole: ” Ascoltando i miei dolori ho imparato a riconoscerli, a preoccuparmi o no. So che alcuni fanno parte della mia sinfonia interiore”.
Quella sera ho lasciato che le tue parole fluissero nel mio corpo..dalla testa al cuore … e ho lasciato che la calma e la tranquillità si impadronissero di me.
Hai parlato delle 5 tappe …. buffo il giorno della visita dissi a quell’amica che necessitavo solo di un po’ di tempo per digerire le novità e poi tutto sarebbe tornato apposto … io dove mi trovo? Shock? Negazione? Disperazione? Rielaborazione? Accettazione? Bè io mi sento un po’ nel mezzo tra il penultimo e l’ultimo … Ecco cerco di trovare ogni volta quell’ equilibrio emotivo di cui tu parli …. e il tuo libro mi ha aiutato farlo …. ci sono momenti che vivo bene … e poi ci cono momenti in cui mi lascio trasportare dalla mia tristezza.
E’ vero “la malattia attacca e modifica il rapporto con se stessi e il mondo, ma la sofferenza emotiva che ne deriva può essere sconfitta, riorganizzandosi nel cammino del cambiamento, accettando, adattandosi, sopravvivendo alle difficoltà.”
Il mio percorso da due anni e mezzo , da quando ho scoperto dell’esistenza dell’endometriosi, è stato proprio quello di darmi del tempo per affrontare il nuovo modo di vivere e cercare di provare la gioia per sciocchezze che ,magari , prima di allora, non reputavi significative ( e dopo quello che noi passiamo direi che viene abbastanza naturale).
Onda ha ragione: “si impara a sopportare tutto, a ragionare per obiettivi minimi ed a considerare nuove mete”.
La studentessa instancabile che faceva le quattro di notte per preparare un esame , ora è soddisfatta quando riesce a studiare per tre ore di seguito. Sì la stanchezza cronica agisce … ed anche bene …. ma si convive anche con quella!!
Il sesso? È vero non se ne parla abbastanza … ma che cavolo!!! perchè? anche quello è un aspetto importante per una donna … io ho avuto il mio primo rapporto soltanto un anno prima della mia operazione … e non è più stato così … ed anche allora qualche doloruccio l’avevo . Ora con la mia aderenza ho male .. quando ho fatto l’eco transvaginale sono saltata su quel cavolo di lettino … io di quella benedetta aderenza l’ho saputo ora, ma che ci fosse qualcosa che non andava lo avevo capito molto prima … avevo già imparato prima a fare sesso in un’altra maniera, con però il fantasma del dolore sempre lì pronto a fare capolino ….
Non è facile … non è semplice lasciarsi andare quando si ha sempre paura .. la testa rimane attaccata alla spina ed il cuore ne risente … ed anche lui, il tuo compagno, ne risente … e i sensi di colpa perché non si può offrire un minimo di normalità almeno in quello cresce esponenzialmente … Per quanto lui possa rincuorare … certi sentimenti non passano!
Quella e – mail pubblicata nel libro … “a 20 anni fai sesso senza saperlo fare. Senza ascoltare il tuo corpo, senza sapere come dare e ricevere piacere. Poi il tempo passa, si fa pratica e si impara ad amare veramente con il cuore e con il corpo. A 20 anni non pensi che a trenta potresti non essere in grado di gustarti questi momenti. Non pensi che ogni volta che ti capiterà di fare l’amore dovrai stringere i denti e sperare che duri il meno possibile ….”
Diciamo che io ho iniziato un po’ troppo presto a stringerli … ovviamente per fortuna mia, perché per lo meno ho avuto una diagnosi un po’ più celere … seppur sempre tardiva … 7 cm non sono pochi.
E poi il tipo di conversazione riportata nel capitolo “Colleghi ed amici”
Oddio quante me ne sono capitate.
“Bé magari se vai in Svizzera … un mio cugino è andato lì ed è subito guarito!”
“No ma come sei pessimista … non è possibile che a 25 anni tu possa stare così male!”
“Ma che dieta segui visto il tuo fisico così magro?! ”
“Secondo me dovresti andare dall’osteopata … sai molte disfunzioni degli organi dipendono dalla postura!”
Fantastiche, vero?!|
Oramai non mi toccano più nell’intimo come una volta, è come se avessi una corazza ….
E d’altronde non mi lamento più … in realtà credo di non averlo mai fatto .. ho sempre pensato che lamentarsi non mi cambiasse proprio nulla!!
Ed ora un piccolo riferimento alle amiche: sono poche ma quando condividono con te queste sofferenze, quando cercano di mettersi nei tuoi panni, quando cambiano i loro programmi per starti accanto, quando nonostante i tuoi silenzi stanno lì ed aspettano che tu vada da loro per farti abbracciare … bé allora sono fate ed hanno compreso che per me, per noi, condividere significa “Alleviare ” il tuo dolore.
Ti ho annoiata? ..ritenevo giusto che tu sapessi quanto è fondamentale un libro come il tuo … ed ora sai un dei tanti perché!
Quella sera le mie paure si sono calmate … sono tornata a letto più tranquilla .. perché in quelle ore io ho imparato qualcosa di più , qualcosa di nuovo.
Grazie a te, grazie a voi donne meravigliose e coraggiose che raccontate, affrontate le vostre paure.
Un abbraccio.
Elisabetta.
E’ come se tu … mi avessi restituito con le tue parole … il mio libro impreziosito dal tuo commento.
Mentre lo scrivevo … pensavo … i “secondi” non sono mai migliori dei primi … Pensa a Rambo, Rocky, Il tempo delle mele, … e ho davvero avuto paura di cadere in questo gioco, spinta dall’entusiasmo di parlare con voi.
Eppure … quando lo rileggevo … ogni volta mi si alzava la pelle … e pensavo “ma questo è migliore del primo”.
Per me lo è stato perché c’eravate voi dentro.
Perché è stato uno scambio, un’integrazione, un chiudere un cerchio.
Un passare da un’incazzatura personale … a un sentimento comune e condiviso.
Più consapevole, più rassegnato forse, ma un sentimento “migliore”.
Grazie per queste tue parole … le considero un regalo grande, che va a premiare tanta fatica, a calmare la mia rabbia quotidiana perché non sempre è facile stare dietro questo pc o andare a parlare a donne che ti ascoltano piangendo.
Sono contenta di aver scritto Condividendo, di avervi conosciute e grazie a voi per avermi resa una donna migliore. Almeno spero.
Vero
Ho recuperato questo scritto che era “parcheggiato” nel vecchio blog. E’ sempre un piacere leggerti Elisabetta, mi spiace abitarti lontana perchè mi piacerebbe frequentarti endo-a-parte.
Un bacione
Ciao Elisabetta,
eh, sì i libri di Veronica entrano nel cuore di ognuna di noi: ed anche se lo rileggessimo 100 volte, ogni volta avremmo emozioni diverse!!! Penso che questo blog sia utilissimo in quanto oltre a condividere tutti i ns.stati d’animo, i pensieri, le emozioni, le lacrime .. e le gioie quando una di noi riesce a coronare il suo sogno di avere un bimbo…possiamo sfogarci liberamente, in segreto , possiamo raccontarci a tutte noi , ma forse ancor di più a noi stesse , possiamo sfogare il ns.dolore represso, la ns.ansia, le ns.paure, possiamo “crollare” senza doverci sentire in colpa per essere crollate davanti ad una ns.amica , a ns.marito, a ns.madre… e “crolliamo in silezio”… poi ci tiriamo su, perchè la vita deve andare vanti , come dici tu “stringiamo i denti” ..fino a quando non ricadiamo giù di corda (dopo aver sentito che nella ns.pancia qualcosa non va e da capo: visite, analisi, dolori, terapie, insicurezze…) E’ vero a volte sembra una “tabella di marcia” ma poi penso che ci sono tantissime altre malattie e cerco quindi di recuperare un po’ di lucidità (almeno non è cancerogena, giusto???).. una volta il medico paragonò l’endometriosi al diabete: ti confesso che sono rimasta allibita e mi infastidì ….Sapevo cosa era il diabete perchè abbiamo un amico di famiglia che ce l’ha … Fu come se la mia mente scacciò subito l’idea perchè non voleva nemmeno prenderla in considerazione!!! Io non ho ancora “scoperto” il contatto fisico, perchè volevo aspettare la persona ed il momento giusto… ed ora non so nemmeno se desiderare questa esperienza oppure no… Cara Elisabetta, mi dispiace tanto sentirti così giù di corda e sapere che dovrai ricominciare tutte le trafile che conosciamo bene… queste trafile che forse ci acompagneranno per tutta la vita… Mah, sai cosa ti dico? E’ INUTILE RIEMPIRCI LA TESTA .. NON SAPEVAMO DI AVERE l’endometriosi eppure tutte sentivamo che dentro di noi c’era qualcosa che non andava .. ora è assurdo stare a pensare a quante operazioni questa malattia ci farà subire, o quanti bombardamenti ormonali dovremmo fare: prima per “mettere a riposo le ovaie” dopo invece “a sollecitarle….” purtroppo come non sapevamo di aver l’endometriosi non si sa ancora come si svilupperà … la vita non la sai MAI prima, purtroppo… ma l’impari vivendola..quindi cerca di non permetterle di toglierti la tua dolcezza, la tua spontaneità, i tuoi piccoli sogni, magari fatti di piccole cose… cerca di assaporare ogni attimo bello della tua vita e racchiudilo in te: pensa a questi momenti quando hai dolore… quando ti senti giù… vedrai che ti sentirai subito meglio!!!! Io quando sto male , dopo aver passato il momento tragico, metto la radio a palla…e come se la forza della musica si trasferisse dentro di me e mi desse nuove energie… prova anche tu!!! poi fammi sapere, mi raccomando!!
Forza Elisabetta ci siamo tutte noi con te, non sentirti sola…
un grande abbraccio
Angela